postato da paolo.soro [25/09/2010 11:29]
Venerdì, ho ricevuto la circolare dell’Ordine in merito al prossimo Congresso Nazionale (Napoli, 21/22/23 ottobre, per la cronaca). Premetto che ho apprezzato lo sforzo profuso dal Presidente nel promuovere l’evento, fedele al proprio ruolo istituzionale. Le solite malelingue mugugneranno; eccepiranno che si trattava di una serie di frasi fatte; che non si può scrivere “occorre un Paese migliore”, “sentiamo il dovere di contribuire a migliorare l’Italia”, “insieme possiamo farcela” etc., precisando “senza retorica”. Non sono d’accordo. Innanzitutto, la retorica, almeno come la intendeva Aristotele, era un’arte. E, in secondo luogo, cosa poteva scrivere? Ma, dico io: si può, oggi, in Italia, anzi, no, a Napoli (per carità, città talmente bella che si dice “vedi Napoli e poi muori” – ogni malignità è assolutamente non voluta e del tutto inappropriata), organizzare il congresso nazionale dei professionisti dell’economia e intitolarlo con uno slogan simile? Per un Paese migliore? Immagino il consesso di menti eccelse, vere teste d’uovo, che solo dopo interminabili sedute di lavoro, dove anche le sedie tremavano a causa del fibrillante brainstorming, lo ha partorito. Che poi, a voler essere puntigliosi, è pure una proposizione grammaticalmente errata: trattasi non di superlativo, ma di comparativo; o si mettono i classici puntini di sospensione, o, appunto, si aggiunge il termine da comparare “migliore di …” (le solite licenze poetiche che si prendono i pubblicitari da due soldi). Forse, è da intendersi “un Paese migliore” nel senso che peggio di come stiamo, pare assai difficile. Siccome, però, per natura sono un ottimista (e meno male), ho pensato che, dopo tutto, è cosa buona e giusta partecipare. In genere, conosciute le date, se uno vuole recarsi a un congresso lontano dal proprio domicilio si informa su tre elementi fondamentali: il programma, i costi e la sistemazione. Che pignoleria! La sistemazione? Uno si arrangia coi suoi amici! I costi? Vai sul sito dei voli low-cost e qualcosa trovi. Non sarà la spesa per l’iscrizione (con l’eventuale accompagnatore) a incidere! Non sono esattamente d’accordo. Forse sfugge l’attuale periodo di crisi da cui non sono certo immuni i commercialisti. Ma andiamo oltre: e il programma? Beh, per il programma è ancora presto. D’altronde, mancano quasi 26 giorni. Si saprà. Che fretta c’è? A dire il vero, ben celato tra i meandri del sito (anche la Polizia Postale ha avuto qualche difficoltà a trovarlo), esiste un link che permette di scaricare una brochure chiamata “Programma provvisorio”, in modo tale che tutti possiamo farcene un’idea. Oh!!! La copertina è un amore: in alto, fin oltre le nuvole (mai luogo fu più azzeccato), appare, stagliandosi nel creato, la parte finale di un’enorme gradinata di cemento (sconsigliata a chi soffre di vertigini, non avendo un briciolo di parapetto), in cima alla quale un uomo, elegantissimo nel suo abito grigio da lavoro (e, aggiungerei, per niente sudato nonostante la faticaccia compiuta per giungere in cima), allunga la mano nel cielo, arrivando quasi a ghermire la stella più brillante (la luna sarebbe stato troppo scontato e poi le proporzioni sono completamente sballate): il trionfo dell’idiozia! Non v’è chi non colga l’intrinseco e arcano significato di tale allegoria. Ma che? Ci hanno preso tutti per deficienti? Ricordo che, alcuni anni fa, mia figlia (credo fosse in terza o in quarta elementare), aveva disegnato qualcosa di simile, solo che, al posto dell’uomo in abito grigio, aveva messo il suo cane (sancta simplicitas); e il lavoro non era piaciuto granché alla maestra: l’accoppiamento del blu del cielo col marrone della scalinata aveva prodotto uno spento cromatismo. In ogni caso, al centro della copertina, in mezzo al blu dipinto di blu, è posizionato lo slogan a caratteri cubitali bianchi: “per un paese migliore” (già che c’erano, tanto valeva scriverci: per un mondo migliore, previa autorizzazione di Bin Laden – ovviamente). Meglio tralasciare le questioni estetiche e limitarsi alla sostanza dei contenuti. Giovedì 21, alle ore 17,00, dovrebbe esserci (continuo a pensare che l'addetto al marketing dell’organizzazione sia un genio), niente popò di meno che: “L’upgrade costituzionale dello Statuto del contribuente” (di questi tempi, la Costituzione sarebbe meglio lasciarla in pace), con Attilio Befera: per un rapporto tributario tra Stato e cittadino finalmente certo, corretto e inderogabile. Ho il permesso di ridere a squarciagola? Quale statuto del contribuente? Quello regolarmente ignorato dalle Commissioni Tributarie? Quello la cui forza di legge è stata riveduta e corretta dalla Cassazione? Quello sistematicamente calpestato da tutti i funzionari dell’Agenzia delle Entrate, i quali, sotto la brillante supervisione del loro comandante in capo Befera e senza colpo ferire da parte della Corte dei Conti, pur di chiudere il budget del loro ufficio e rimpinguarsi la tredicesima coi premi di produzione, si fanno beffe dei contribuenti e del nostro sudato lavoro? A proposito, estote parati che si avvicina la fine dell’anno e, insieme alle renne e alle strenne, arriverà il solito crocchio natalizio dei noti accertamenti c.d. a membro di segugio (naturalmente, ogni riferimento al nuovo redditometro è puramente casuale). Venerdì 22, di prima mattina, dovremmo avere: “I professionisti al servizio del Paese” e questa, direi, è una verità inconfutabile. Ormai, siamo diventati dei veri e propri dipendenti dello Stato. È lo stipendio, che ancora non siamo riusciti a farci dare. Ci rivolgeremo al sindacato. Battute a parte, devo riconoscere che l’autore del programma raggiunge il suo apice poco dopo, presentandoci, presumibilmente alle 11,00: “Le quote di genere … ma che genere di quote?” Un fine umorista, non c’è che dire. Come esclamerebbero agli uffici RAI di Roma, in viale Mazzini: Aho! Questo, se lo litigano tutti! Infine, sabato 23, alle 16,00, per concludere il congresso anziché a tarallucci e vino (come si conveniva nei più ricercati baccanali fiorentini dell’Italia dei Comuni), una bella partita di calcio Agenzia delle Entrate – CNDCEC; cui segue l’immancabile battuta del nostro comico mancato: “Avversari solo sul campo”. No comment! Insomma, un congresso che si preannuncia interessante e ricco di personalità; anzi, straricco. Leggo in rapida successione tutti i nomi dei VIP che saranno presenti: parlamentari, ministri, fior di professionisti da tutto il mondo, ho solo un sobbalzo quando noto che il dibattito sull’appena menzionato (ma già famigerato) upgrade costituzionale dello Statuto del contribuente verrà condotto e coordinato da Ilaria D’Amico. Non è che, in collegamento da Milano, ci saranno anche Bergomi e Caressa? Sennonché, mi assale un dubbio: per ogni argomento, la durata prevista è di circa 90 minuti e a parlare sono indicate dalle 10 alle 15/20 Autorità. Come faranno? Ingrandisco il file PDF e scopro il trucco: in realtà, si tratta solo dei nomi di tutti quelli che sono stati invitati a partecipare; ben lungi dall’organizzatore conoscere chi di costoro sarà presente (dunque, impossibile saperlo per noi). Più che un congresso, sembra un appuntamento al buio. Non voglio, però, fare la parte del solito disfattista; un grosso pregio c’è, in questa vetrina di amenità, in questo malcelato inno dell’effimero, in questa artificiosa miscellanea di ipocrita diplomazia, in questo fumoso insieme di nulla che qualche malcapitato ha avuto l’ardire di chiamare congresso: l’assegnazione (ennesima presa per i fondelli) ai partecipanti di ben 20 crediti formativi professionali, permettendo loro di chiudere il budget regolamentare previsto per essere considerati commercialisti preparati, aggiornati e al passo con le novità che il lavoro richiede. I miei vivissimi complimenti! In conclusione, sarò solo un romantico idealista, ma, personalmente, avrei gradito molta più sostanza e meno politica (a cominciare dall’organizzazione, per finire con i contenuti di un qualche spessore pratico professionale); piuttosto che questa falsa patina offerta da lucide copertine che coprono orribili patacche e niente più. Un iscritto alla categoria va ai congressi nazionali (come cercherò di fare anch’io, impegni seri permettendo, se non altro per avere la possibilità di ricredermi), con la speranza di trovare delle risposte che lo aiutino a svolgere una professione sempre più difficile, in crisi e vituperata. Trova alquanto bizzarro imbattersi nello sfarzoso lusso borbonico allestito dal suo Consiglio Nazionale, sapendo che la propria quotidiana realtà è ben altra cosa, costellata non di stelle ma di ostacoli sempre più insormontabili finanche nel mero ordinario disbrigo di semplici pratiche burocratiche. E, forse (dico, solo, forse), intravedere un barlume di speranza per il futuro, almeno nell’unica occasione dell’anno in cui tutti i colleghi hanno la possibilità di incontrarsi, confrontarsi e – come hai giustamente ricordato Tu, Presidente – socializzare, sarebbe una piccola ma sufficiente iniezione di fiducia e uno sprono per continuare. Perché, caro Presidente (permettimi, in questo, viceversa, di dissentire dal Tuo pensiero), noi non “abbiamo, tante volte, la sensazione di essere soli nello svolgimento del nostro difficile compito professionale”, siamo assolutamente certi di esserlo sempre. Ad maiora!
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